30 marzo 2019
Note sul XIII Congresso Mondiale delle Famiglie e sul corteo transfemminista
UNA FESTA FALLITA
Si è tenuta a Verona, dal 29 al 31 marzo, il XIII il tredicesimo Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, Wcf), organizzato da varie sigle pro-life e anti-Lgbt e da alcune associazioni cattoliche oltranziste. Pur non essendo il primo di questa serie – appunto il tredicesimo – è probabilmente il primo che le associazioni promotrici avevano organizzato in un clima di festa e di rivincita sulle conquiste che, dagli anni sessanta ad oggi, il movimento delle donne ed LGBT avevano ottenuto. Questo si vedeva sia dal titolo e dallo slogan di questa edizione – “Il vento del cambiamento: l’Europa e il Movimento Globale Pro-Family” – sia dal contenuto e dal tono delle numerose interviste che i promotori rilasciavano nei giorni e nelle settimane precedenti. Evidente era l’idea che si era vicini ad una svolta, che, insomma, dopo anni di abbattimento di idee e pratiche oscurantiste durate secoli e millenni, si potesse tornare ad un mitico passato, radicalmente maschilista e fondamentalista.
La scelta dell’Italia, in quest’ottica, non era affatto casuale: l’ineffabile governo giallo-verde aveva portato a posti di responsabilità governativa molti esponenti del movimento eletti nella liste della Lega e, comunque, in un primo momento, il movimento pentastellato non sembrava per nulla intenzionato, salvo singoli elementi, a mettere in discussione seriamente una serie di proposte legislative su aborto, divorzio, “famiglia naturale” e quant’altro provenienti da non secondari esponenti parlamentari della maggioranza.
A rompere il clima idilliaco presente tra gli organizzatori è stato il movimento delle donne in tutte le sue articolazioni, Non Una di Meno in testa. La sola idea di poter vedere più o meno gradatamente sfumare una serie di conquiste, quanto meno di dare nuovamente dignità nello spazio della discussione politica a posizioni maschiliste e fondamentaliste che sembravano uscite direttamente dalla naftalina, ha mobilitato un numero enorme di donne in tutta Italia. Sin dal suo annuncio, i social si sono riempiti di discussioni antagoniste che coinvolgevano le donne innanzitutto ma, più in generale, tutt* coloro che intendevano rivendicare le conquiste di un modo di vivere civile.
Ancor prima della riuscitissima contromanifestazione, le ripercussioni non si sono fatte attendere. I pentastellati si sono ritrovati con una fronda interna – non solo femminile – con la quale hanno dovuto rapidamente fare i conti, che come risultato immediato ha prodotto il ritiro del Patrocinio da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, concesso in un primo momento, lasciando solo quello del Ministero della Famiglia, presidiato dall’ineffabile Lorenzo Fontana – punto di riferimento politico principale degli organizzatori e presente alla convention, insieme al suo capopartito Matteo Salvini ed al Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Tra i simpaticoni che non hanno fatto mancare la loro presenza vanno citati poi il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ed il sindaco di Verona Federico Sboarina, il senatore leghista Simone Pillon, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e la parlamentare di Forza Italia Elisabetta Gardini (con qualche presenza “dissidente” pentastellata minore).
Il colpo di grazia, per lo meno mediatico, è stato dato dalla riuscitissima contromanifestazione transfeminista, che ha animato le strade di Verona con decine di migliaia di donne ed uomini – tra cui la figlia di Massimo Gandolfini… – che hanno vivacemente contestato l’iniziativa, mettendone a nudo l’animo palesemente reazionario.
Oggi un po’ tutti gli “appoggi esterni” fanno chi più chi meno un minimo di marcia indietro, sfoderando tutte le armi che si usano in questi casi, in primo luogo che le posizioni degli organizzatori erano state incomprese, deformate, ecc. – il berlusca ha fatto scuola, gente. Questo però non deve fare abbassare la guardia a nessun* di noi, non fosse altro per il fatto che in questo parlamento giacciono varie proposte di legge a dir poco reazionarie: occorre smettere di giocare in difesa ed utilizzare questa mobilitazione riuscita per iniziare lotte che portino i diritti conquistati in questi decenni ancora più avanti.
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Firenze, 31 marzo 2019
Orso vive, con chi combatte l’Isis e a fianco del Rojava
Diverse migliaia di persone hanno partecipato al corteo per ricordare Orso Tekoser e al fianco di chiunque lotti per la libertà, un corteo che ha attraversato i quartiere di Rifredi, dove abitava Orso, concludendosi ai giardini della Fortezza.
Durante il corteo molti gli interventi a favore della lotta per il confederalismo nella Siria del Nord, per le migliaia di combattenti caduti nella guerra contro l’ISIS l’esercito turco; così come altri interventi hanno dato sostegno allo sciopero della fame dei prigionieri curdi in Turchia che si protrae da quasi 150 giorni, la solidarietà alle compagne e compagni messi sotto processo a Torino come “soggetti pericolosi” in quanto ex volontari nelle file delle YPG e YPJ.
Tutto il corteo aveva molti riferimenti, con striscioni e slogan, a Lorenzo, Orso Tekoser, accompagnando tutta la manifestazione dal ritrovo da P.zza Leopoldo fino agli interventi finali.
Importante la presenza anarchica sia come spezzone sia lungo il corteo, con compagne e compagni giunti da Livorno, Torino, Trieste, Pordenone, Emilia Romagna e da altre città e regioni.
Redazione